INFO
Vernissage | 8 e 9 Novembre 2018 | 18:00 – 22:00
Dal 8 Novembre – 4 Dicembre 2018 | 10:00 – 20:00
RvB ARTS, Via delle Zoccolette 28, Roma
RvB ARTS inaugura a Roma in via delle Zoccolette e in via Giulia le mostre personali di
Evita Andújar – Stolen Selfies
Dalila Belato – Butterfly
La mostra resterà aperta fino a Martedì 4 Dicembre
Orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; Domenica e Lunedì chiuso
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren di RvB Arts
Testo critico: Luisa Grigoletto
COMUNICATO STAMPA
RvB Arts è lieta di presentare STOLEN SELFIES, la mostra personale dell’artista spagnola EVITA ANDÚJAR, e BUTTERFLY, la mostra personale della scultrice siciliana DALILA BELATO, in un ipotetico arco che unisce due sponde del Mediterraneo, ricche di suggestioni e modalità espressive volte al recupero del genere figurativo.
Stolen Selfies è dedicata agli ultimi quadri di Evita Andújar che intende continuare a riflettere su come la rete pervade la nostra vita personale e su come la comunicazione sovrasta l’identità, con il suo flusso continuo e incessante di dati e la sua dinamica anarchica. Andújar ora si appropria di alcune immagini – postate su Instagram – vuote di contenuto, le porta alla sua dimensione ‘liquida’ e le carica con il proprio vissuto personale. Il suo intento è quello di mettere in discussione l’importanza dell’apparire e non dell’essere. L’immediatezza della tecnica e la ruvidità della tela di juta le permettono di creare opere in cui le figure si formano attraverso audaci passaggi di colore. In tal modo l’artista porta in superficie una realtà all’apparenza sfavillante e multicolore, dove tutto è giocato sul piano dell’instabilità. L’immagine che ne risulta appare doppia e traslata, come in continua ridefinizione. La ritualità ed intimità dei momenti rappresentati vengono registrati con una gestualità decisa e frenetica, lucida e tagliente.
Andújar nasce ad Écija in Spagna nel 1974, si laurea presso la Facoltà di Belle Arti di Siviglia nel 1997 e nel 2000 vince la prestigiosa borsa di studio dell’Accademia di Spagna a Roma. È vincitrice di premi noti come il Premio Adrenalina, il Premio G. Casciaro, il Premio Fragmenta Curae, il Premio Il Volo di Pegaso e il Premio Speciale in Arteam Cup, mentre era finalista nel 2016 nel Premio Arte Laguna. Le sue opere sono collocate in collezioni permanenti come la Fondazione Roma, la Fondazione Luciano Benetton, il Museo SAC di Ortigia, il Museo Diocesano e il BoCs Art Museum di Cosenza e il museo dell’arte contemporanea di Latina MADXI.
Butterfly presenta le nuove sculture di Dalila Belato. La scultrice siciliana si dedica allo studio dell’anatomia umana, realizzando opere raffiguranti parti del corpo – come visi, piedi e mani – reinventando un linguaggio universale in modo personale, innovativo e ironico. Per certi aspetti, le sue opere si assestano nel filone del realismo, nel senso che, pur nella brillantezza e candore del materiale, si spingono a riprodurre anche le più minute particolarità della pelle, arrivando nei volti a catturare, come un’istantanea, espressioni di grande vitalità. Allo stesso tempo, sovrappone all’umano il mondo degli insetti, in particolare le farfalle…Ocra, terra bruciata, turchesi, a dozzine ricoprono il capo di una donna, colta in un sorriso appena abbozzato; la loro presenza soave e delicata allude tanto al processo stesso di trasformazione, sia fisica che, per traslato, spirituale, quanto ad un mondo altro. Le sue opere coniugano e avvicinano questi due universi, sottolineando in particolare la complessità e perfezione formale di quello animale, caratterizzato da colori brillanti e accesi.
Belato è nata a Palermo nel 1982, consegue il diploma presso l’Istituto d’Arte e successivamente dedica i suoi studi al restauro lapideo, continuando però a mantenere vivo l’interesse per la scultura e il modellato. Le sue sculture sono realizzate attraverso tecniche miste e materiali ibridi, con l’uso di patine finali che, a seconda dei casi, le rendono simili al bronzo, al marmo e al ferro. Nel 2015, Belato vince il Premio sezione scultura di Expo ArteItaliana curata da Vittorio Sgarbi a Varedo (MI). Vive e lavora a Palermo.
. . . . . . .
La doppia personale di Evita Andújar, Stolen Selfies, e di Dalila Belato, Butterfly, affianca opere di pittura e scultura che affrontano il tema dell’identità e di che cosa ne costituisca l’essenza, e le mette in relazione sfruttando i forti richiami cromatici che intercorrono tra i lavori delle due artiste, creando un ipotetico arco che unisce due sponde del Mediterraneo.
Nella serie Stolen Selfies, tramite l’appropriazione di ritratti prelevati dalla rete – in particolare da piattaforme di condivisione come Instagram – Evita Andújar (Écija, Spagna, 1974) si inserisce nel dibattito contemporaneo su come internet e i social media stiano modificando la nostra percezione di noi stessi e dell’altro, e come ognuno di noi si presenti e auto-rappresenti ad un pubblico composto per la maggior parte di sconosciuti, spesso sparsi in tutto il mondo. La scelta di quelle pose in cui la codificazione e spersonalizzazione risultano lampanti, al limite da renderle dei meme, permette all’artista di portare avanti un’operazione di risemantizzazione, caricando quei vuoti involucri di una nuova valenza significante, di un vissuto che attinge alla sfera personale e che le sottrae al flusso mediatico, restituendole alla realtà del quotidiano.
La velocità del gesto pittorico e la pennellata fluida, quasi liquida, unite a colori vibranti stesi sulla tela di juta, nel tradurre i volumi in forma, provocano uno sdoppiamento della forma stessa – il risultato di questo procedimento sembra alludere all’incertezza e alla frenesia del mondo in cui viviamo, ma anche alla dissociazione della personalità nella sua dimensione (o meglio nel suo alter-ego) virtuale.
La ricerca dell’essenza e dei tratti che caratterizzano l’individuo nella sua singolarità rappresentano i capisaldi dell’estetica di Dalila Belato, che modella busti e volti, sia maschili sia femminili, prestando particolare attenzione nel cogliere anche le sfumature più minute delle espressioni, imprigionate nella materia grazie al calco dal vivo. Il candore lattiginoso del materiale che costituisce la parte umana delle sculture allude anche alle qualità morali della persona stessa, alla sua purezza e limpidezza interiore. E tale perfezione viene riflessa anche negli elementi tratti dal mondo naturale, che si intrecciano e sovrappongono a quello umano, come insetti e favi: descritti e riprodotti con un realismo straordinario – si vedano ad esempio le ali di farfalla realizzate con foglia d’argento e smalti – invitano l’osservatore a rallentare per osservarli nei minimi particolari, e apprezzarne la perfetta architettura.
Le sculture di Dalila Belato sono costruite su apparenti dicotomie: bianco/colore, micro/macro, dentro/fuori, umano/animale. Ma si tratta di una falsa contrapposizione: gli insetti sembrano appartenere, essere parte integrante, dei volti stessi, poiché da questi ne fuoriescono come se fossero emanati, invece di posarvisi. Nell’avvicinare e fondere questi due universi, Belato sembra suggerire la necessità di recuperare una dimensione naturale del vivere, dove puntare all’essenza e alla purezza delle emozioni e concentrarsi sulla perfezione – formale e funzionale – di quanto ci circonda.
Le opere di Andújar e Belato si complimentano perfettamente, nella loro diversità di forme, metodi e modi ma nella stessa appartenenza all’alveo del figurativismo, e, soprattutto, nella consonanza di un certo sentire e porsi rispetto all’individuo nella società contemporanea.
Luisa Grigoletto