INFO
Vernissage | 27 Febbraio 2018 | 18:00 – 22:00
Dal 27 Febbraio al 17 Marzo 2018 | 10:00 – 20:00
RvB ARTS, Via delle Zoccolette 28, Roma
RvB ARTS inaugura a Roma la mostra personale di
MAITI
CIRCUS
La mostra resterà aperta fino a sabato 17 marzo.
orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì chiuso
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren di RvB Arts
Testo critico: Luisa Grigoletto
COMUNICATO STAMPA
RvB Arts è lieta di presentare CIRCUS, la mostra personale dell’artista piacentina MAITI.
In un turbinio di cavalli, orsi, leonesse, acrobati e tuffatori, Circus offre una parata di uomini e animali, dove giocosità, destrezza, velocità ed equilibrismo si mescolano con disciplina, rigore, disagio e patimento. Entrare nel microcosmo creato da Maiti significa essere pronti a lasciarsi trasportare in un mondo diverso, altro, per riemergerne cambiati. Attraverso l’uso di materiali disparati, di derivazione informale, Maiti indaga il rapporto e l’intersezione tra natura e cultura, tra ferinità e ammaestramento, istinto e addomesticamento.
Maiti – nome d’arte di Maria Teresa Invernizzi – nasce a Piacenza nel 1956. Autodidatta, dal 2007 comincia la sua carriera artistica con mostre personali e collettive. Si rivolge inizialmente alla pittura e poi a sculture che realizza con cartapesta e fil di ferro, ma anche con amalgama di gesso, terre, sabbia, resine e cera.
Nelle sue opere convive la contrapposizione tra il pieno, realizzato con diversi materiali, e il vuoto, dato dalla sola struttura in fil di ferro sottostante, che si intravvede e sbuca, a tratti. La mancanza di forma, in zone che sembrano quasi lacerate, determina il carattere espressionista delle sue sculture. Mentre i suoi animali rimangono in attesa di catturare l’attenzione dello spettatore, le sue esili figure si muovono armonicamente come in una danza.
CIRCUS
Se nell’antica Roma il circo era il luogo in cui si svolgevano le popolarissime corse dei carri trainati dai cavalli, durante le quali gli aurighi si sfidavano in gare spesso pericolose, il circo moderno nasce nell’Inghilterra del tardo XVII secolo. Da allora, lo spettacolo è affidato a pagliacci, freak, acrobati, e feroci bestie esotiche addomesticate, e il suo successo rimane legato ai nomi di grandi famiglie circensi, tra cui spicca, tra tutti, quella di P. T. Barnum. Negli ultimi trent’anni, si è sviluppata una maggiore consapevolezza rispetto ai diritti degli animali, e molti spettacoli ora sono incentrati solamente su contorsionisti, funamboli e giocolieri.
In un turbinio di cavalli, scimmie, cani, acrobati e tuffatori, Circus raccoglie in un’unica parata uomini e animali, dove giocosità, destrezza, velocità ed equilibrismo si mescolano con disciplina, rigore, disagio e patimento. Il tutto si gioca sul filo sottile degli opposti, in una costante contrapposizione tra bianchi e neri, luce e ombra, pieni e vuoti, bidimensionalità e volumi più pronunciati.
Grazie allo studio attento e viscerale dell’anatomia, Maiti – pseudonimo di Maria Teresa Invernizzi – indaga e ricostruisce la struttura morfologica di ogni figura, attraverso l’utilizzo dei materiali più disparati, di derivazione informale: dal fil di ferro alla cartapesta, da conglomerati di gesso, terre, sabbia, cera e resina, di sua invenzione, a fascette stringicavo in plastica. L’artista sfrutta sapientemente la malleabilità della materia e la plasma in forme lineari, essenziali, scarne. Il perfetto bilanciamento delle spinte e degli snodi di forza permette di dare vita a creature armoniche e flessuose, talvolta di notevole dimensioni. Guizzi di colore scompigliano la monocromia delle opere: nelle sue teste di cavallo, così come negli acrobati-tuffatori, le sottili strisce di plastica nera di diversa misura, congiunte con diligente pazienza, si intrecciano con fili gialli e rosa, ad enfatizzare lo slancio vitale, il dinamismo, ma anche il controllo della forza. Il lavoro, quasi certosino, di calibrare in modo esatto pesi e contrappesi della materia rappresenta un elemento chiave delle opere in mostra, una sorta di percorso d’espiazione attraverso cui si sublimano grumi emotivi.
Dietro la superficie scherzosa e giocosa, oltre le acrobazie e le piroette, i salti mortali e gli equilibrismi, il circo rappresenta tuttavia anche altro: lo spazio concluso, separato, dedito alla finzione, dove agilità, destrezza e mansuetudine si raggiungono solo attraverso duri allenamenti e crudeli ammaestramenti. Il circo diviene quindi anche simbolo di patimenti e sofferenze, che scavano nel profondo. Dai corpi scarnificati dei cani accovacciati, in attesa di attenzioni, le membra macilente sembrano come sfaldarsi, attraversate da perforazioni che mettono a nudo lo scheletro di ferro sottostante; le lacerazioni, di carattere espressionista, rimandano anche all’art brut nella loro componente materica.
Entrare nel microcosmo creato da Maiti significa quindi essere pronti a lasciarsi trasportare in un mondo diverso, altro, per riemergerne cambiati: una sorta di microcosmo dove tornare bambini, ma contemporaneamente prendere coscienza di sé, accettando di fare parte di un gioco di sguardi, dove chi osserva è a sua volta osservato.
Luisa Grigoletto