INFO
Vernissage | 4 e 5 Ottobre 2018 | 18:00 – 22:00
Dal 4 Ottobre al 6 Novembre 2018 | 10:00 – 20:00
RvB ARTS, Via delle Zoccolette 28, Roma
DRAWN IN
Arianna Matta
La mostra resterà aperta fino a Martedì 6 Novembre
Orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; Domenica e Lunedì chiuso
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren di RvB Arts
Ufficio stampa: Caterina Falomo – Pennarossa PressLab
COMUNICATO STAMPA
RvB Arts è lieta di presentare DRAWN IN, la mostra personale dell’artista romana ARIANNA MATTA.
Il titolo inglese gioca sul doppio senso di ‘draw’, disegnare e attirare, e infatti le ultime opere di Matta tirano lo spettatore dentro i suoi spazi e interni rarefatti e solitari. La figura umana è assente, ma nonostante questo ‘vuoto’, le opere trasmettono una storia con riferimenti che portano sempre ad un vissuto. I luoghi e gli oggetti di Matta si scompongono in piani multipli, innescando interferenze che destabilizzano lo sguardo. L’artista interviene con diversi strumenti a creare, usando la metafora di Zygmunt Bauman, una visione liquida della realtà in cui la costruzione cede il passo all’instabilità.
Nelle parole di Matta: “La mia ricerca pittorica si sviluppa intorno all’esigenza di una pittura intimista. Il gesto tecnico, nella mia visione dell’arte, è fortemente legato a quello concettuale; di conseguenza la mia è una pittura gestuale, che si nutre dell’immediatezza delle emozioni – lascio che il movimento sia naturale e svincolato dalla forma.”
Arianna Matta nasce a Roma nel 1979. La passione per l’arte la porta a laurearsi al D.A.M.S. e poi a frequentare i corsi liberi della Rome University of Fine Arts (RUFA). La sua carriera artistica comincia effettivamente dal 2009 e nel 2011 è già tra i finalisti del Premio Arte Laguna a Venezia. Quest’anno ha tenuto la sua prima personale all’estero, alla Teodora Galerie di Parigi.
Creata da Michele von Büren, RvB Arts promuove l’Accessible Art. Scova talenti emergenti e organizza mostre ed eventi con lo scopo di far conoscere l’arte contemporanea in maniera divertente ed informale, rendendola anche ‘abbordabile’ da un punto di vista economico.
DRAWN IN
L’assenza della figura umana rappresenta una costante nella produzione pittorica di Arianna Matta (Roma, 1979). Ma quello che colpisce immediatamente, in questa nuova serie di dipinti, è la qualità spaziale e architettonica della luce, che agisce sulle superfici scavandole e allo stesso tempo smaterializzandole, in un’articolazione di accenti luminosi talvolta applicata in modo volutamente arbitrario. Le strutture, nel loro complesso, alludono ad esempi di archeologia industriale urbana, dove sembra di riconoscere alcuni elementi, come ad esempio delle seggiole e delle macchine da cucire, il tutto schermato da un’infilata di finestroni che accentua la fuga prospettica verso il fondo, oltre a simulare una sorta di membrana porosa tra il dentro e il fuori. Se si dà tempo all’occhio, nella rarefazione della luce – che, con gli anni, ha stemperato e alleggerito la gamma cromatica scelta da Matta – emergono alcuni dettagli a suggerire una realtà “anteriore”, un passato forse popolato, dove ora la natura ha iniziato a prendere il sopravvento e a suggerire e permettere di immaginare un futuro “altro”.
Le velature del pigmento ad olio, applicato con una gestualità veloce dal sapore a tratti impressionistico (anche negli accostamenti di colori complementari verde-rosso), costruiscono le nervature degli edifici e delle piante, giocando spesso con le trasparenze e un sapiente uso della spatola. Pur nell’apparente figurazione, emerge un diffuso astrattismo (ottenuto grazie a particolari stesure del colore), che sgretola la forma in frammenti e introduce un elemento di disturbo, come se fosse un vero e proprio “glitch”. Anche le sfumature magenta e viola, applicate in maniera discreta, rientrano in quest’operazione di allusione alla dimensione digitale: interferendo e distorcendo l’immagine, richiamano il contemporaneo quotidiano – costantemente filtrato – cui siamo ormai abituati, e, in ultima istanza, divengono le spie di quello che il canadese Charles Taylor ha definito il “disagio della modernità”.
Matta interviene pittoricamente sulla materia: la ripetizione di un certo pattern come se fosse un errore del codice di scrittura moltiplica i piani, che, intersecandosi, rimandano alla stratificazione della memoria. Con il processo di smarginatura, in cui ogni oggetto sembra perdere i suoi contorni originari ed espandersi, come se fosse materia liquida, in quello accanto, si fa strada un senso di spaesamento generalizzato e di inquietudine del familiare: se inizialmente ci era parso di riconoscere uno spazio, seppure anche solo attraverso un dettaglio, ora ci troviamo destabilizzati e desolati in ciò che credevamo di aver visto.
Come suggerisce il titolo della mostra di Matta – Drawn In – è la componente manuale, artistica, che invita l’osservatore all’interno del dipinto. Ci troviamo come immersi in visioni poetiche e oniriche in stato di veglia, che sembrano affiorare dall’inconscio e che, tramite l’introduzione del disturbo – una sorta di assenza di segnale – conducono ad un corto circuito paradossale: sebbene si tratti di interni abbandonati, le immagini sembrano veri e propri paesaggi dell’anima, ritratti intimisti di uno spazio interno ed interiore, dove lasciare che lo sguardo vaghi, in cerca di se stesso.
Luisa Grigoletto