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Solo con me stesso, mostra personale di Matteo Casali
Dal 2 al 18 ottobre, 2022
Vernissage: Domenica 2 Ottobre, dalle 18 alle 21.30
Von Buren Contemporary
Via Giulia 13
00186 Roma
Solo con me stesso restituisce il frutto della ricerca che il giovane artista veneto Matteo Casali (classe 1994) ha scelto di intraprendere ascoltando con sensibilità una dimensione intima. Il paesaggio di natura cede il passo a un paesaggio domestico abitato, dove figure appartenenti alla sfera familiare dell’artista vengono ritratte dallo stesso come corpi seduti, isolati, sospesi.
L’artista, avvalendosi di una tecnica esecutiva veloce, cerca di racchiudere nei suoi dipinti un momento fondamentalmente calmo, ma fugace, che non consente di afferrare la totalità dell’immagine nel suo contesto: i dettagli si perdono. Quel che rimane è l’essenziale.
Matteo Casali è nato a Schio nel 1994 e si è laureato recentemente all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove tuttora risiede.
Casali lavora principalmente ad olio e acrilico su tela. Il suo stile figurativo, audace ed emotivamente carico, trae ispirazione dall’Espressionismo nordico di Edvard Munch e da quello di Francis Bacon.
Nonostante la giovane età, l’artista ha già tenuto numerose mostre personali e collettive che lo hanno portato all’attenzione sia della critica e che delle gallerie italiane. Ha inoltre vinto diversi premi e l’ultimo, al Premio Start Padova 2022, è stato assegnato ad Abbraccio a distanza incluso in questa personale.
Solo con me stesso
Mostra personale di Matteo Casali
Solo con me stesso restituisce al pubblico il frutto della ricerca artistica che Matteo Casali ha scelto di intraprendere ascoltando con sensibilità la dimensione imposta dal lockdown. Il paesaggio di natura cede il passo a un paesaggio domestico abitato, nuovo non luogo della vita umana e generatore di una reinterpretazione della definizione data dall’antropologo e filosofo francese Marc Augé.
I gesti rapidi di Casali guardano alla lezione dell’Espressionismo nordico piuttosto che di Francis Bacon, sintetizzano segni e forme sorde all’astrazione. Pennellate dinamiche ed espressive depositano sulla superficie della tela macchie cariche di colori dal forte impatto visivo, suggerendo l’impronta della pittura veneziana e nel particolare di maestri come Tiziano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo: precedenti artistici che consentono a Casali di trovare una cifra stilistica audace ed emotivamente ricca.
Senza preavviso le strade piene di vuoto attendono nell’immobilità e i marciapiedi non hanno scarpe da sostenere eppure. Le finestre invece lasciano trapelare presenze indaffarate, alla ricerca di identità perse o diverse entro l’orizzonte delle mura domestiche. Matteo Casali offre, con le sue opere, la possibilità di entrare in questa cornice, teatro di una nuova condizione umana e di una ridefinizione di concetti e luoghi dati ormai come certi: la casa, dimensione potenzialmente identitaria, contesto sicuro e stabile in cui potersi ri-trovare e avere un rifugio dalla frenesia sociale, diventa il luogo da cui evadere proprio perché l’unico possibile da vivere: la quotidianità come prigione, frutto di un isolamento forzato e causa di un isolamento interiore dei soggetti che la abitano. Le memorie, come le storie, i ricordi e le relazioni proprie dell’ambiente casalingo diventano qualcosa da cui scappare poiché, con forza silenziosa, rimescolano le carte, mettono in discussione la vita contemporanea evidenziandone il carattere aleatorio, le fragilità, le mancanze.
Vissute con incertezza le dimore vengono inserite in quel meccanismo incessante e caratteristico della società odierna: l’attraversamento. L’abitare diventa un transitare attraverso luoghi conosciuti ma sempre più diafani. In tal senso l’ambiente-casa entra a far parte della categoria dei non luoghi, vale a dire uno spazio non antropologico, non identitario, né relazionale né storico. Le stanze, al pari di un centro commerciale, vedono il passaggio di vite liquide, precarie, iperconnesse eppure private di un’identità, figlie legittime di una società anonima e di un individualismo solitario che travalica i muri fisici fino a intaccare quelli psicologici: l’individualità lascia il posto all’anonimato e ognuno si ritrova da solo con se stesso; forse, la sola via d’uscita è guardarsi dentro.
Figure appartenenti alla sfera familiare dell’artista vengono ritratte dallo stesso come corpi seduti, isolati, sospesi. Carichi di tensione consumano la vita e ancor di più lo spazio in cui avviene. Quest’ultimo viene attraversato, occupato, contemplato alla ricerca di nuove possibilità, di nuovi inizi, di porte di accesso a un cambiamento (reale o simbolico) capace di restituire una singolarità, forse relazioni, magari certezze. La casa si riempie di un’attesa senza fine che, se da un lato favorisce l’introspezione, dall’altro trasforma i legami tra i suoi abitanti, e certamente si offre come spunto di meditazione e riflessione sulla condizione alienante in cui versa il tempo presente.
Matteo Casali, avvalendosi di una tecnica esecutiva veloce, cerca di cogliere e racchiudere nei suoi dipinti un attimo, un momento fondamentalmente calmo ma fugace che non consente di afferrare la totalità dell’immagine, del contesto: i dettagli si perdono. Quel che rimane è l’essenziale.
Marta Spanò